– Anna, abbiamo 17 anni e queste situazioni rendono giustizia alle nostre età.
Visualizzato.
– Nella testa ho solo te e la musica. Praticamente tutta la mia vita.
Visualizzato.
– Ti aspetterò, perché altro non posso fare.
Visualizzato.
È vero, di anni ne hanno solo 17. E forse non bastano per capire dove sta la verità. Matteo è un bulletto che si promette a decine di ragazze? Già, si promette, ma poi non si mantiene.
Anna non sa più se possa essere lui l’Amore. Anche se nel suo libro di algebra e di latino l’aveva già eletto tale in una cornice di cuori e arcobaleni.
L’allenamento di atletica è finito, acqua calda, schiuma profumata e rumore di armadietti che si chiudono.
La scalinata è sempre quella, da una decina d’anni.
Filippo invece è lì solo da una decina di minuti. In piedi, mani serene in tasca e la macchina che l’attende fedele nel tracciato consumato.
La vede. La riconosce già da lontano, e il suo sguardo prende slancio. Lo seguono il cuore e il battito.
Lei se ne accorge e così cerca di allontanarlo già nella traiettoria della sua camminata.
– Buongiorno. Ti aspettavo.
Lei finge che non le stia accadendo tutto questo. Passo lungo.
– Ehi, guarda che l’ho capito che non ti piaccio.
Ecco, questa sua frase potrebbe andare bene per gettarlo nella raccolta indifferenziata dei tizi molesti.
– Bravo, l’hai capito. Lasciami in pace allora.
– Potessi farlo…
– Guarda che abbiamo il libero arbitrio.
– Sì, ma io non sono più così libero come vorrei.
La rispostaccia di lei viene anticipata dal trillo del suo cellulare. Si ferma e risponde. Filippo le si avvicina un po’. Discrezione ed attrazione.
È la mamma, forse è il modo giusto di spaventare questo tizio biondo ed inutile.
– Ciao mamma, dimmi! – Anna cerca di farsi ben sentire dal damerino dalle mani in tasca.
Ma in una frazione di nulla lo sguardo di Anna affonda lontano e si fa serio. Troppo serio per essere poco più di una bambina. Quelle parole mute la graffiano. E cambiano per sempre il suo presente.
– Dov’è adesso?
Filippo si accorge che la voce di Anna si è fatta adulta di colpo. Nulla a che vedere con gli infantili rimbalzi di un minuto prima.
Anna interrompe la telefonata e diventa amara e triste allo stesso tempo.
– Devo andarmene da qui!
– Lo so che non sono affari miei, ma… che ti è successo?
– Infatti! Togliti dai piedi, mi serve un taxi!
E queste parole sgorgano in una lacrima. Una lacrima che rivela a Filippo il momento di fragilità di quella bambina. Di quella ragazza. Di quella donna.
– Per favore, sei sconvolta. Cosa ti hanno detto al telefono?
– Mio padre! È stato ricoverato all’ospedale! – il mondo traballa e non è uno scherzo.
Lo sguardo di Filippo si aggancia alla sua mente e al suo cuore. E sicuramente, anche ad un delicato ricordo di sua madre.
– Non ti preoccupare, ti posso portare io!
– Ma che cavolo dici, non ti conosco nemmeno, non verrei mai in macchina con te!
– Hai ragione, ma frequento la tua stessa scuola, la tua migliore amica mi conosce e se faccio una qualsiasi cavolata mi vengono a prendere già stasera. Sono pure maggiorenne e non ho nessuna intenzione di rovinarmi la vita. Che ne dici?
– Non so che fare. Dio mio!
– Fidati. Permettimi di aiutarti. Ti porto all’ospedale e me ne vado. Promesso.
Sarà stato il panico. Sarà stata quella lacrima. Ma Anna apre quella portiera con la forza della smarrita speranza di chi non ha più il senso di sé.
Immagine: Pixabay
Super! È il momento del melodramma. ????
Non c’è più religione.
Una vuole tornarsene a casa triste e sola, e un tizio figo, biondo e sfrontato come la lebbra, ti corteggia senza sosta.