L’impiegata registrò il codice a barre e cominciò a stampare la ricevuta.
Margherita allora spalancò tutto il suo imbarazzo.
– Non posso crederci. Ho sbagliato a prendere il numero come un’anziana!?!
Perché nascondersi quando tutto oramai è in rovina? In questi casi bisogna subito correre in proprio soccorso con la palese ammissione e una buona dose di autoironia. E sperare che funzioni.
– Bene, ora sei autorizzato a prendermi in giro fino a Capodanno.
Chissà se poteva bastare per disarmare lo sguardo compiaciuto di quel bel ragazzo dai capelli color ruggine.
Francesco era un tipo sarcastico. Aveva un arsenale di battute affilate pronte ad essere innescate. Non vedeva l’ora di farlo. Eppure – porca miseria – quella frase lo intiepidì. La tattica di Margherita aveva funzionato. Almeno in parte. Forse perché l’ammissione della verità porta i nemici ad essere un po’ meno avversari?
– Va bene, comincerò appena avrò spedito anche il tuo. Dammi qua.
Le strizzò l’occhio. Si sentì lo screanzato che amava essere.
Margherita accolse la sua sorpresa con un battito di palpebre. Gli sorrise e per un attimo fu felice di aver fatto quella gaffe proprio con quel tipo. L’impiegata da dietro il bancone stava vivendo la sua soap opera preferita in diretta.
Da dietro la linea gialla di cortesia, la gente cominciava a mugugnare. Un signore sulla settantina e una barba da reduce congedato, decise di mettere fine a questa novella 2.0
– Scusate ma qua c’è la fila, e non per vedere il vostro primo bacio!
L’impiegata non era poi così d’accordo.
I due nemici-amici si voltarono verso l’ ex milite inferocito. Margherita tentò di dire la sua:
– Scusi, risolviamo subito!
– E no fiorellino, tu fai la fila “regolare” come tutti noi. E aspetti il tuo turno.
Come faceva a sapere che in effetti il suo nome era il nome di un fiore?
Francesco intervenne:
– Signore, non se la prenda, vuole darmi anche il suo pacco?
Apriti cielo. Il vecchio intese quel che voleva intendere e cominciò ad alzare la voce, le braccia e pure la sua pressione arteriosa.
Francesco aveva la serietà dei comici sul palco. Margherita non sapeva se zittirsi o dire qualcosa pure lei. Intanto il signore stava diventando di un rosso-rosato
Intervenne l’addetta alle spedizioni, che liquidò ogni dubbio con queste parole:
– Mi spiace, deve prendere un altro numero. – E sottovoce aggiunse ai due: – Non voglio chiamare il 118 sotto le feste!
Francesco ci pensò un attimo, Margherita nemmeno quello.
– Non si preoccupi, prendo un altro numero. È colpa mia.
Francesco la guardò con attenzione. Non disse niente. Poi si voltò verso l’anziano divorato dalla rabbia e disse:
– La signorina ha appena detto che farà le cose secondo il protocollo. Buon Natale sergente Hartman!
E la battuta finale cadde nel vuoto di quegli imprechi.
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo sereno ma definitivo. La coda era finita lì, anche perché la spedizione di Francesco era conclusa e Margherita doveva correre a prendere un altro numero – questa volta col simbolo giusto – per rifare la fila.
Lei gli diede un’occhiata un’ultima volta e disse:
– Grazie, in ogni caso. E scusa per prima.
Lui non poté non raccogliere quella dolcezza inaspettata.
– Mi dispiace, non credevo fossimo in Vietnam.
Lei gli sorrise facendo due passi indietro. Poi si voltò e andò verso il suo destino di attesa. Una volta davanti alla macchinetta, prestò un’attenzione paranoica alla tipologia di numero che doveva prendere.
La fila era lenta e pomposa. Dal numero 442 era scivolata al 456.
Francesco nel frattempo era uscito. Prima di andarsene le aveva fatto un piccolo cenno di saluto militare. Lei aveva sorriso e risposto a tono, ma oltre la vetrata l’aveva visto allontanarsi di buon passo.
Aspettò il suo turno. Il sergente aveva espletato e se ne andò, strangolato da un cappotto privo di mostrine.
Quando fu il suo turno, l’impiegata le disse che non aveva avuto scelta, se non quella di ascoltare le lamentele. La regola andava rispettata.
– Non si preoccupi, è giusto così, – concluse brevemente Margherita.
Aveva spedito il suo regalo di Natale e la mattinata alla posta era terminata. Erano trascorsi circa tre quarti d’ora da quando si era rimessa in fila. Prima di uscire abbassò la testa per sistemarsi la sciarpa ed infilare i guanti.
Uscì, e svoltò subito a destra, dirigendosi verso l’attraversamento pedonale. Ma una voce che proveniva dalle sue spalle la chiamò:
– Scusami fiorellino…!
Margherita si voltò. Era il ragazzo dai capelli rossi, che l’aveva aspettata.
– Prima hai detto che posso prenderti in giro fino a Capodanno. Ma se non ti spiace vorrei iniziare un po’ prima. – E le sorrise dolcemente.
Margherita lo guardò e all’istante si rallegrò. Mise le mani in tasca e si camminò verso di lui. Quando gli fu di fronte si fermò e gli disse con aria sicura:
– Comincia pure. Sono pronta.
Grazie a tutti per i vostri suggerimenti! Ho provato a mettere insieme quello che sono riuscita, fatemi sapere che ve ne pare!
Alla prossima, Virginia 🙂
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Bello, ben scritto come sempre, forse tutto un po troppo scontato, ma il lieto fine non si discute, si ama
Ciao Lucia. Grazie! D’altra parte nella vita reale queste cose non accadono praticamente mai 😀 Facciamo che, per movimentare il tutto, la prossima volta ci metto anche il tuo Babbo Natale che delique, promesso! 😉