Trentasei anni fa, lungo la navata della chiesa, pensavo alla fuga. Credo me la impedisse solo il tacco dodici. L’esperienza a dir poco negativa dei miei certo non aiutava.
Promettere a qualcuno che lo si sarebbe amato “per sempre”? Una follia scientificamente scorretta.
Trentasei anni dopo siamo ancora qui. Insieme, intendo.
Nel mezzo? Momenti di felicità pura, di sopportazione pura, di amore puro, di amicizia pura, di condivisione pura, di mutuo soccorso puro.
Superando – come tutti – varie difficoltà, non ultima quella di essere contemporaneamente Isotta e una moglie borghese.
E soffermandomi spesso sul miracolo di quest’uomo che, da estraneo, era diventato carne della mia carne e, appunto, compagno, amante, amico…
Ricette? Nessuna naturalmente. Nessuno con un po’ di sale in zucca si sognerebbe di darne. Perché il filo rosso che unisce un uomo e una donna (per trentasei giorni o trentasei anni) è sottile come una ragnatela, fragile, effimero e personalissimo. Alchimia? Fortuna? Casualità? Destino?
Trentasei anni dopo non ho ancora la risposta.
Laura
Mi piacerebbe esordire dichiarandomi “fortunata lettrice in anteprima” delle fantastiche storie che avete inviato. Le pubblico e le leggo con gioia qui assieme a voi, perchè in soli due giorni ne sono arrivate tante, tantissime: inutile dire che da sabato, controllare l’account del blog è diventato il mio hobby preferito. Laura è stata una delle prime a scrivere. Quando è arrivata questa e-mail, l’ho letta in compagnia di un sorriso e un po’ di batticuore. I motivi sono facilmente immaginabili. Il primo è perchè mi sono sentita lusingata dal fatto che una persona abbia voluto raccontarsi in questo spazio. In secondo luogo perchè parla di un’emozione che scivola leggera sul raso del vestito bianco. Sono quei racconti belli e semplici, che lasciano un senso di stucchevole verità. Io non sono sposata e non ho nemmeno idea di cosa sia un bouquet, ma so che queste sono le storie di cui ho bisogno. E mi piace ancora di più pensare che tutto questo sia successo all’inizio degli anni Ottanta e alla fine di una navata di una chiesa. Per credere che c’è qualcosa che ancora non so, ma che funziona comunque. Nonostante tutto.
Se volete raccontare la vostra storia, inviate una e-mail all’indirizzo virginia@nonostanteme.com
Images: Pixabay
posso regalarti il bouquet?
Solo se quando lo lancio, lo prendi tu! 😉