Ma voi l’avete mai fatta la spesa al supermercato con la vostra dolce metà? Sì?!? Ok… E l’avete fatta pure quando non sapevate ancora che quella sarebbe diventata la vostra metà della mela?
Ecco la bella storia di Giusi e Alessandro. Ne avete anche voi una? Inviatela qui: virginia@nonostanteme.com
Buona lettura!!
Febbraio 2020
Io e Giusi stavamo seguendo parallelamente delle lezioni private di Kizomba e a un certo punto chiesi alla maestra se avesse una ballerina con cui farmi provare e mettere in pratica gli insegnamenti. Mi rispose di sì e fece il nome di Giuseppina e aggiunse che pure lei stava cercando un ballerino per provare. In prima battuta pensai: “cavolo, proprio lei!”.
Ci eravamo già conosciuti molti anni prima, nel 2012 per la precisione; lei insegnava con una sottospecie di maestro che mi stava sulle palle e per questo motivo, per qualche strana proprietà transitiva, anche Giusi non mi ispirava il massimo della simpatia. Comunque, a freddo ci pensai e stabilii che quella antipatia non fosse reale, ma solamente indotta. Proprio quando dovevamo incontrarci e provare a ballare, arrivò la pandemia: restrizioni su restrizioni fino al lockdown.
Marzo 2020
Scrissi un messaggio a Giusi su Messenger perché mi sembrava educato: entrambi sapevamo di dover ballare insieme e quindi scrissi il solito “come va?” aggiungendo che speravo che la situazione dovuta al corona virus passasse presto. Da lì, in maniera titubante iniziò uno scambio di messaggi, all’inizio su Messenger e poi su Whatsapp. Entrambi eravamo sulle nostre però ci faceva piacere leggere i messaggi, scritti in un italiano corretto e ben articolato (cosa oggi non molto frequente).
Aprile e Maggio 2020
Passarono un paio di mesi in cui ovviamente non ci si poteva vedere ma ogni tanto ci si scriveva. Era sempre un piacere leggere i messaggi, scoprimmo che eravamo entrambi abbastanza svegli, mezzi asociali e selettivi con le persone. Giusi sapeva di Keira, la mia cagnolina, e invidiava il fatto che io potessi andare a camminare nei boschi davanti a casa. Così le proposi una passeggiata in tre: non una data o un posto, ma lei rispose di sì, che ci potevamo organizzare per camminare.
Giugno 2020
Le proposi di fare una passeggiata il 2 giugno, e lei accettò. Ci trovammo nel parcheggio del quadrivio di Opicina subito dopo pranzo e passeggiammo per tre ore abbondanti. Poi, visto che ritornando alla sua macchina si passava davanti a casa mia, le chiesi se volesse bere una birra fatta in casa (io, mio fratello e un amico facciamo la birra in cantina). Quindi restammo a bere, mangiare ciliegie dell’orto, pop-corn e parlare fino all’ora di cena, quindi più di tre ore. Il tempo passato insieme fu piacevole, non c’era ovviamente ancora un interesse, però al momento dei saluti (senza baci, per via della mascherina e distanziamento) c’era quella vaga sensazione di dispiacere che la giornata fosse già finita.
Da lì, altri giorni di parecchi messaggi e una seconda proposta da parte mia per un’altra passeggiata, il sabato successivo, il 6 giugno. Stavolta andai io verso la città con Keira: ci trovammo all’università dove parcheggiai e poi su verso le alte, camminando, passando per Monte Valerio, fino ad arrivare a Opicina. Anche questa volta ci fermammo a casa mia per bere birra. Restammo a chiacchierare fino al massimo possibile: poi sarebbe diventato buio e dovevamo ritornare all’università. Qui, per la prima volta, ci salutammo col bacio sulle guance. Un interesse nasceva e già pensavo a come e dove ci saremmo rivisti un’altra volta. Mercoledì 10 giugno arrivò la domanda fondamentale: le chiesi se volesse fare la spesa insieme a me. Può essere considerato un appuntamento? Non lo so, ma di certo era una proposta originale e per questo fu premiata. Il programma alla fine fu: spesa pomeridiana, birra e brainstorming su qualche idea innovativa, unione delle nostre diverse conoscenze professionali e cena da me. Tutto bello, tutto magico, solo che il tempo scorreva al triplo della velocità e così ci ritrovammo a mangiare alle 23 passate. E poi di nuovo a chiacchierare, a disegnarci tatuaggi finti con i pennarelli (una di quelle bozze è diventato un tatuaggio vero), a provare a scrivere con la mano sinistra, a giocare con Keira. Si fecero le 5 di mattina e a quel punto le dissi che se avesse voluto, sarebbe potuta restare a dormire da me: le lenzuola erano pulite, le avrei potuto dare uno spazzolino nuovo per lavarsi i denti e il pigiama per la notte. Io avrei dormito sul divano, solo che dopo qualche minuto dalla buonanotte, Giusi si presenta in soggiorno con il mio pigiama di flanella rosso e mi dice che le dispiaceva di farmi dormire sul divano e che per lei non c’erano problemi se l’avessi raggiunta in camera.
Tutto quello che successe da quella notte in poi, fu una discesa naturale e dolce che ci portò a sposarci il 7 novembre 2020, in piena seconda ondata. Forse, le più belle storie d’amore nascono quando le condizioni sono più difficili, come nell’anno del Covid-19. Altra cosa che dà forza alla nostra unione è che entrambi vivevamo da single e stavamo benissimo da soli, eravamo tutti e due molto selettivi e non stavamo cercando nulla. Ci siamo semplicemente trovati e ci siamo accorti di essere tanto felici assieme: abbiamo due caratteri simili, gestiamo alla stessa maniera la casa e gli impegni, siamo entrambi sportivi, amanti delle passeggiate per i boschi, abbiamo gli stessi valori e siamo due persone per bene.
Entrambi eravamo coscienti del fatto che nella vita non è scontato trovare la persona giusta, e per questo vivevamo serenamente, senza pretese, senza ansie e alla fine è capitato: ci siamo incontrati nella maniera giusta, nel momento giusto. Non c’è stato molto da pensarci: quando sei abbracciato alla persona giusta lo sai e basta e per questo, dopo nemmeno due mesi intensissimi, le chiesi di sposarmi. Decidemmo di farlo il 7 novembre, giorno del compleanno di Giusi, un bel sabato in cui il sole ha riscaldato tutto il giorno, come fosse un giorno di fine estate. Keira ha ricoperto le vesti di paggetto e ci ha portato all’altare, nel momento giusto, le fedi e per la sua performance abbiamo ricevuto pure i complimenti dell’Ufficiale che ha celebrato il matrimonio. Oggi, ogni volta che facciamo la spesa assieme, ripensiamo sempre a quel 12 giugno, al Conad di Opicina, inizio di una storia che sa di sogno ad occhi aperti.
Giusi e Alessandro
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