Eravamo ad un passo dagli anni Novanta. Io il croato non l’avevo mai parlato.
Conoscevo solamente qualche parola di sopravvivenza legata al cibo e ai numeri. Eppure ogni estate in quel paesino dal sorriso di pietra, tu facevi la magia di parlare la mia lingua. Mi hai reso le cose facili da subito. Avevi tredici anni ed eri più grande di me. Più bello di me. Ti guardavo e ti contemplavo di nascosto. Sbirciavo il tuo profilo. Cercavo di trattenere negli occhi il contrasto dei tuoi capelli biondi con l‘abbronzatura delle tue spalle. Arrossivo. Sapevo che per te non era lo stesso, eppure mi bastava averti vicino. Saperti mio amico. A dieci anni, erano queste le cose davvero importanti.
Ogni estate in cui tornavo in vacanza dai nonni, sapevo che poteva essere l’ultima in cui saresti stato libero. Attendevo seduta in un angolo il disastro del tuo primo amore, perché avevo capito che ero fuori gara. Non sarei mai stata la più fortunata. Sicuramente lo accettavo meglio di quanto non faccia oggi.
Eravamo una banda di incoscienti. Una dozzina di ragazzini tra gli otto e i tredici anni e tu eri il capo di tutti noi. Non l’abbiamo mai deciso, tutti noi lo volevamo e basta. Ti volevamo e basta.
Ricordo gli scherzi dentro le case abbandonate. E poi gli agguati a galline disgraziate che volevano solamente covare in pace. Le corse a piedi nudi su pietre spietate. Capanne ad effetto serra. Gavettoni a tradimento.
A volte mi prendevi in giro. Un pomeriggio stavo giocando a palla contro il muro. In un fatale rimbalzo, finì in un cespuglio di rovi. Si bucò. A quel punto sapevo bene che per quella estate, i miei genitori avrebbero archiviato il discorso “palla”. Per questo mi misi a piangere. Provavo lo sconforto dei vinti in guerra. Mi hai trattato come una bambina, ed in effetti lo ero davvero. Così in quell’occasione le mie lacrime ti hanno trascinato via dal mio cuore. Ma solo per un po’.
Un giorno di luglio del 1989 siamo rimasti soli. Era un evento talmente raro che lo ricordo ancora oggi. Ci siamo ritrovati su quella panchina di pietra che avrebbe certamente custodito qualsiasi nostro segreto. Dietro di noi, l’ombra degli alberi e il ritornello delle cicale. Avevamo le ginocchia segnate dalle spine dei rovi e da innumerevoli punture di zanzara. Quasi tutte le unghie delle nostre mani erano nere. Eravamo un groviglio di lividi e sudore. Ma i nostri difetti erano autentici trofei di vita estiva. Forse è stato davvero il momento più genuino della mia vita.
– Sei bella.
Le cicale l’avevano sentito, ed iniziarono a cantare più forte. Non ho saputo dire niente. Non sapevo cosa si facesse in quelle situazioni. Non ero preparata ad una cosa così grande. Mentre ero lì, ero emozionata per me. Era come se mi stessi guardando dall’esterno con le braccia incrociate, il sorriso da meringa e la testa che annuiva. Ho lasciato che la tua voce mi portasse da qualche parte, ma giuro che non ricordo una parola di ciò che hai detto dopo. Per la prima volta avevo perso la lucidità per un ragazzo. Era successo con te.
Ora siamo alla fine del 2017 e qualche giorno fa mi è accaduta una cosa. Allora ho capito che ho ancora un debito di dolore nei tuoi confronti. Me l’ha sussurrato questa lacrima che non sa se tornare indietro o scendere e farla finita. Una tristezza d’archivio che ha ben 28 anni e lo stesso sapore di quel giorno di dicembre, in cui te ne sei andato per sempre.
Eri solo un ragazzino e non sei riuscito a vedere tutto quello che è successo da quando siamo diventati adulti: internet, i cellulari, le e-mail. Oggi ho provato a scrivere di te. Questa pagina è semplicemente un posto che non esiste, se non attraverso uno sguardo silenzioso e una mano leggera che sfiora la tastiera. Ma ho pensato che tra queste righe ho raccontato le cose più belle che mi sono venute in mente in questo ultimo anno. E tu sicuramente sei una di queste.
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Hai aperto la porta di una soffitta dove si sono riposte tante cose e poi dimenticate …
❤
Grazie per il tuo affetto Lucia!
A volte crediamo di aver dimenticato. E invece è rimasto tutto lì, in attesa di noi.
La pelle d oca cara amica….questo mi fai sentire mentre mi perdo ogni volta in teneri ricordi❤
Tu Linda sei una vera lettrice fedele!! 😀
❤
Grazie a tutti, davvero…
Dico davvero. A volte risvegli qcs di assopito nella profondità del nostro cuore che per un po’, presi dagli affanni quotidiani, avevamo dimenticato di avere
Grazie di cuore! 😀
Cara Virgi molte di noi hanno vissuto momenti veramente emozionanti nella propria infanzia. Tu hai dato voce anche per noi. Grazie e continua
Adriana, hai sempre la parola giusta. Anche oggi mi hai tirato un po’ su. Grazie…
BEllissimo Virgi! Mi é piaciuto molto! Caspita hai proprio un talento x la.scrittura … Mi hai trasmesso quelle emozioni che tu hai vissuto e che sono simili alle mie.vacanze dai nonni a presto.Cris
Grazie Cris, oggi mi sono voluta fare del male da sola.