Oggi vorrei raccontare la storia – anzi, la preistoria – di Lucy, l’australopiteco.
Lucy è stato il primo esemplare di scimmia antropomorfa in grado di sostenere un’andatura bipede. Era una femmina, ma fu definita comunque un “ominide”. Nessuna sorpresa che negli anni ’70 qualcuno si sia degnato di adeguare il termine rispetto al genere di tale scoperta. Comunque, a voler essere del tutto onesti, “donninide” non si sarebbe potuto sentire.
Oggi avrebbe avuto più di tre milioni di anni, quasi come la mia vicina di casa che ascolta Maria de Filippi a tutto volume. Incuriosita dall’importanza storica della mia antenata, ho fatto un po’ di ricerche su di lei. Sembra che i 52 resti ossei di Lucy si siano aggiudicati questo nome perché, il paleoantropologo Donald Johanson e i suoi compari si sparavano in loop le canzoni dei Beatles. Quella che li faceva scavare meglio pare fosse proprio “Lucy in the sky with diamonds”.
Lucy era una sventola dal muso scimmiesco, era alta circa un metro e pesava intorno ai 25 kg. La proporzione altezza/peso fa pensare che fosse un po’ in sovrappeso, ma la società di allora (davvero sto usando questo termine?) non doveva poi essere così severa con le curvy pelose. Inoltre Lucy non era schiava né del tacco alto, né del contouring. Viveva in un paradiso grezzo.
Lucy sgranocchiava radici, bacche e frutta. È stata la prima vera vegana della storia dell’umanità.
Chissà cosa sognava Lucy nelle notti di silenzio stellato, quando non c’erano né i plaid, né le paranoie. Forse qualcuno si era sorbito i suoi sbalzi d’umore. E chissà se si era presa una cotta per un altro ominide.
Lucy camminava un sacco, se necessario si arrampicava ancora e si spostava spesso in cerca di cibo. Con i suoi simili partì dall’Africa e colonizzò il vecchio continente. Era una viaggiatrice. Sarà per questo che da allora tutte le donne non vedono l’ora di scorrere le gallery degli alberghi su Booking.
Ma l’episodio più significativo per noi donne del presente è l’epilogo della vita della nostra beniamina. Lucy infatti morì improvvisamente all’età di 18 anni. La speranza di vita allora era solo di 25 anni. Era quindi come una sessantenne odierna. Se non fosse una cosa così triste, fa quasi sorridere sapere che la prima ominide sia morta perché si era arrampicata su un ramo cadendo da un’altezza di 12 metri. Come un gambero maldestro, era indietreggiata in quell’evoluzione che le aveva regalato una speranza di sopravvivere più a lungo e che le aveva donato una visuale più completa del suo avvenire. Un po’ come facciamo noi donne oggi, quando ben felici di essere delle splendide single con una birra in mano e un sorriso estivo, decidiamo di incontrare ancora una volta il nostro ex. Quello che ci manda un messaggio nostalgico alle due di notte di un sabato sera (Ndr: era già sveglio in coda ad una serata che gli è andata buca).
Impariamo quindi da Lucy e ripetiamo tutte assieme: “non si torna mai indietro”.
Grazie Lucy.
Fonte e immagine di copertina: Focus
Song: “Lucy in the Sky with Diamonds” – The Beatles
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