Domenica scorsa stavo facendo ordine in casa ed un foglio è fatalmente volato fuori dalle pagine di un vecchio libro di algebra. Quella che leggerete qui sotto, sono io a 18 anni. Ho scritto infatti questa cosa nel novembre del 1997 e per vent’anni è rimasta lì, senza senso. Non ho idea del perchè io mi sia messa a scrivere questa cosa, so solo che non era un compito imposto, e questo, ad oggi, mi preoccupa ancora di più. Non ho assolutamente la certezza che non siano tutte cavolate, quindi non rispondo in caso di compito in classe salva-anno-scolastico. Potrei comunque azzardare che, ad oggi, rimane il testo più erudito che io abbia mai scritto sotto forma di indovinello.
Solo per stomaci forti e abbonati al 6+ in fisica, come me.
Quale strumento di indiscussa utilità nell’ambito in cui si è soliti usufruirne, esso viene a presentarsi come una efficace unione di due leve con fulcro ad incastro, ed un settore di trasformazione del corpo organico, interposto ad esse.
Per la sua dinamica è scontato inserirlo nel settore della meccanica, dove viene analizzato attraverso le comuni grandezze vettoriali, propriamente dette:
- Retta d’azione
- Verso
- Punto di applicazione
- Intensità della forza
Ora, siccome la forza elementare che provoca il movimento di qualsiasi oggetto viene definita forza-peso, è possibile attribuire a questa, una prima spiegazione dinamica della leva superiore, la quale riduce la distanza da quella inferiore vincendo una probabile resistenza.
È possibile inoltre attribuire a tale movimento (limitato secondo misure standard, ad un certo angolo d’azione, solitamente esteso per non più di 70°), la I legge della dinamica, la quale agisce nel verso e nella direzione della forza, corrispondente in questo caso al nostro settore circolare.
Per definizione, alla risultante di tutte le forze-peso viene attribuito il nome di “peso del corpo”. Ma a questo concetto viene associato, per ragionamento di utilità, anche il postulato di baricentro, inteso come punto di applicazione della forza-peso di un corpo, ricordando che esso appartiene alla verticale passante per il punto di sospensione.
Non si può qui parlare di rototraslazione di un corpo in quanto non è presente una coppia di forze, bensì una unica forza-peso, controbilanciata da una reazione elastica, grazie alla quale si verifica il principio di azione-reazione. In questo caso, dunque, si parla semplicemente di traslazione.
L’oggetto in questione può seguire un moto rettilineo uniforme, voluto dalla forza-peso agente, ma non raggiungerà mai il cosiddetto “punto di regime”, né si verificherà un moto naturalmente accelerato, in quanto dipendente, nella sua esistenza, da una forza esterna. Quindi, date per assurde, non consideriamo nemmeno le due sopracitate eventualità.
In quanto strumento meccanico di struttura passiva (accettiamo questa definizione, non propriamente corretta, per semplicità di esplicazione) priva di alterazioni direzionali spontanee, ma soprattutto di utilità se non sollecitato da una forza-peso agente dall’esterno (estranea quindi all’oggetto stesso) e priva di rapporti con la proprietà fisica della materia che si manifesta tramite forze attrattive o repulsive, altrimenti detta elettricità, non può sussistere (nell’ambito della meccanica) il cosiddetto Metro Kilogrammo Secondo Amper. Se ciò si verificasse, infatti, tutte le rilevazioni finora qui descritte, non avrebbero più alcuna veridicità scientifica.
Per le ristrette misure standard comuni allo strumento oggetto di analisi, non si può discorrere di Newton ( F su 1 Kg = a 1 m/s*s), mentre invece è possibile attribuirgli la II legge della dinamica, in cui vale l’espressione F= m*a, dove per F s’intende l’intensità della forza applicata, prodotto di due fattori, cioè la totalità delle molecole dell’oggetto (m) e l’accelerazione cui è soggetto (a). Se F risulta essere nulla, il modulo che dovrà necessariamente essere pari a 0 è intuitivamente a, in quanto la massa di molecole non può che essere > o = 1 e non inferiore.
Quindi, accettando questa ipotesi – ed ora, finalmente – tesi, la velocità della leva sottoposta alla forza-peso sarà costante e non soggetta ad accelerazione.
Nella compressione della leva meccanica superiore si incontra una certa resistenza data dall’oggetto chiuso nel settore di trasformazione del corpo organico; vincere tale resistenza significa dar vita a lavoro della forza-peso, cioè allo spostamento l = F*l che è possibile misurare in un certo qual numero di Joule, ovvero l’unità di misura del lavoro.
Ed ecco, secondo la fisica, il funzionamento dello strucapatate.
Images: Pixabay
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