Quale grande amante degli horror americani (ebbene sì!), ieri sera sono andata con i miei amici a gustarmi il remake di IT. Avevo visto il primo film quando avevo 11 anni: piena età dell’innocenza e delle bugie difficili. Il buono di quella pellicola era che mi aveva ben istruito sulla maledizione di condurre regate solitarie durante un temporale, indossando l’impermeabile giallo da nostromo. Devo dire che in questi ultimi ventisette anni ho cercato di rispettare questi princìpi e forse è il motivo per cui oggi sono qui a raccontarlo.
Ventisette anni. Non aggiungo altro.
Comunque. Squisitamente ambientato alla fine degli anni ’80, la sorpresa di questa nuova versione del film, è stata notevole quando -da neoromantica sciagurata- ho potuto apprezzare una trama che ha virato magistralmente sull’amicizia ma anche sui primi sorsi d’amore di un gruppo di preadolescenti scanzonati. Le sgommate in bicicletta di “Stand by me” qui, si son fatte sentire. Ma in un modo inedito e fresco, quasi un richiamo diretto alla nostra gioventù.
Sono certa di essere io la strana che va a vedere l’horror più conosciuto sul pianeta e ne esce incantata per la grande cura dedicata alla crescita personale dei preadolescenti che affrontano il clown Pennywise e i suoi pom-pom colorati.
IT infatti, come da contratto, offre sangue, denti aguzzi e palloncini. E fin qui siamo tutti contenti. Ma questo film propone anche salti da dieci metri nella pozza dell’acqua con il celebre urlo d’iniziazione. Zaini raccolti da terra dopo l’ennesimo sgambetto di un bullo. Mani che si stringono per affrontare il Male, che prima di tutto dorme sul divano nel soggiorno di casa, con la più classica immagine made in USA della televisione sintonizzata su un canale morto. Questi sette ragazzini si autodefiniscono “Il club dei perdenti”. Ognuno porta il suo personale fallimento familiare, trovando però nel gruppo, una reciproca forza compensativa. E da qui parte il loro riscatto nei confronti della vita.
Poi, quell’amore acerbo.
Il fraseggio delle parole balbettate, si appoggia su un collaudatissimo triangolo con già pronta la busta di “game over” per il friendzonato di turno. I due ragazzini si piacciono come due adolescenti, ma si amano come due adulti. Anzi, meglio di due adulti. Il resto è un minuetto di occhiate silenziose e di “vorrei” che non riescono ad uscire dalle labbra.
Dunque, un bello spettacolo che vale il biglietto e due ore del nostro tempo. Perché da adulto capisci che tutti meritiamo di trasformarci da “perdenti” ad “amanti”.
Images and video: IT movie (2017)
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