“Ex” and the city

15 Dic 2016 | Mena-boh

Tutte quante abbiamo un ex.

Perché l’algoritmo primo amore-matrimonio-figli non ha funzionato nemmeno per Candy Candy, che aveva fior fiore di sceneggiatori nipponici nelle retrovie. Figuriamoci noi che lasciamo scorrere giornate in cui persino Susan Boyle ci direbbe “Mi aspettavo di meglio” (cantando).

Abbiamo appartamenti svuotati e pareti con un chiodo solitario, che non regge più quella nostra foto a Formentera. In realtà non regge più nemmeno noi, ma non ce lo dice per buona educazione e senso di rettitudine. Tutte abbiamo passato sere di fila con un occhio schiacciato sul cuscino a rileggere le nostre ultime conversazioni al telefono con lui: la luce del display illuminava a giorno il nostro viso struccato e chiedeva pietà perché temeva fosse arrivato il momento del selfie autodistruttivo. Grazie alla misericordia del Dio delle photogallery, ci siamo fermate un istante prima.

A proposito di foto. Ci sono quelle stampate, che in quanto a crudeltà evocativa sono paragonabili solamente alle domande ingenue di un bambino di tre anni ad un padre cassaintegrato (“Perché non è venuto a trovarci Babbo Natale?”).

I primi giorni dopo il “discorsone” sono giornate da vere eroine. Se riesci a superare le prime due settimane post-rottura, acquisisci d’ufficio anche il vaccino contro il vaiolo, perché i tuoi anticorpi si incoraggiano e si congratulano tra di loro. Piangi. Ce l’hai con lui, con il capo, con Susan Boyle. Ma in realtà tutte sappiamo che dopo i trenta, ce l’hai solo con te stessa. Perché credi di non essere in grado di essere artefice della tua felicità. Mangi un Kinder Cereali. E poi ancora uno. E pensi che un giorno questo presente scivolerà via e diventerà il terreno fertile per un nuovo inizio. Anche se per ora continui a dormire ermeticamente nella tua solita metà del letto, seppur tu abbia a disposizione 20 mq di Eminflex che ti sorride con tutto Giorgio Mastrota.

Perché l’hai vissuto altre volte ed è sempre stato così. Perché l’amore si rigenera. Ma è un gioco a rialzo, anche quando il tuo credito è esaurito.

Scrive Frédéric Beigbeder “L’amore è una catastrofe meravigliosa: sapere che ci si va a scagliare contro un muro, e accelerare comunque; correre incontro alla propria rovina, con il sorriso sulle labbra; aspettare con curiosità il momento del fallimento. L’amore è l’unica delusione programmata, l’unico disastro prevedibile di cui si continua a fare richiesta”*. E lo sa pure Susan Boyle.

*Frédéric Beigbeder, “L’amore dura tre anni” (Ed. Feltrinelli, 2003).

Immagine di copertina: Tutti i diritti riservati a SatiraItalia

Immagini nel testo: Pixabay

 

2 Comments

  1. Raimondino

    Io ho cambiato lato del letto

    Reply
    • nonostantemeblog

      I nostri letti sanno più cose di noi, di quante ne conosca nostra madre 🙂

      Reply

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