Io mi lavo la macchina da sola. Non è uno slogan, ma la mia verità.
Ci credo talmente tanto che non lo lascerei fare ad un uomo: se dovesse capitare infatti, sarebbe la mia personale Caporetto (“Vaporetto”, nel caso degli interni in velluto).
Naturalmente non ho la pretesa di affermare che il pensiero che sottende lo strofinamento dello spazzolone sia lo stesso dell’approccio maschile. Ma poco importa. Da sette anni ho il mio autolavaggio preferito, che è semplicemente il primo in cui tutto è iniziato. È diventato il mio self-service “di fiducia” proprio perché lì ho acquisito sicurezza in me stessa e nelle mie intenzioni.
Le prime volte però me la facevo sotto. Ricordo che lo pianificavo come si programma un’operazione in day hospital. Mi prendevo il pomeriggio intero e non fissavo appuntamenti né prima, né dopo. Prima sarei stata troppo tesa. Dopo forse ne sarei uscita stesa. Una finestra temporale assoluta insomma, che rimbombava nel vuoto dell’aspirapolvere a canne mozze.
Inoltre, all’inizio della mia carriera di “washer” avevo le mie teorie. Valutavo attentamente le condizioni della carrozzeria e dei vetri della mia utilitaria: non dovevano essere troppo sporchi, perché altrimenti tutti mi avrebbero fissato con pietismo e commiserazione. Ma nemmeno troppo puliti, altrimenti sarei passata per una col disturbo ossessivo compulsivo per l’igiene. Ed ecco che l’ansia cominciava a darmi i primi pizzicotti sul sedere.
Dopo numerosi deliri di sapone, catartici risciacqui ed aspirazioni di aghi di pino e sassolini, sono parecchio migliorata e posso dire che ora all’autolavaggio mi muovo con scatto felino ed abile mossa.
Il self-car wash risponde ad una logica territoriale palustre custodita dal gracidio del silenzio maschile. Qui le donne sono da subito ospiti respinte da mute occhiate incredule, a volte ironiche. Lo senti dal primo sguardo che ti si strofina addosso, come le setole di quella scopa che vomita mille bolle blu.
Ah, poi all’autolavaggio non si parla. Mai.
C’è una sorta di atmosfera da bagno degli uomini: dove ognuno la fa per conto suo e non ci dovrà mai essere un motivo per comunicare. E se anche ci fosse, si rimanda tutto all’atto di uscita da quel maledetto frammento di Interstellar. Forse perchè il sottofondo è già governato da sciabordii e vortici di aspirazione convinta. Ed è più che sufficiente per un maschio.
All’autolavaggio nel tempo ho dato il meglio di me: gettoni allegri in tasca, cordone ombelicale danzerino dal soffitto e maniche della camicia arrotolate in un gesto di frivola emancipazione. Gli elementi per una servizio di Studio Aperto c’erano davvero tutti.
Infine, ho capito che all’autolavaggio esistono diverse categorie di “washer“, che ho imparato a riconoscere e a rispettare.
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L’anziano prosciolto. Di solito ha una Regata del 1992, di un colore blu-poltrona-da-cinema-Capitol. Innocuo, ma da non disturbare quando vuota il bagagliaio per aspirare i dinari rimasti dopo l’ultima perquisizione nell’ex confine yugoslavo.
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Il fidanzato annacquato. Lo riconosci dalla rassegnazione con cui monta la panna sul parabrezza. In uno spiraglio di noia e inerte attesa, possiamo rinvenire sul sedile del passeggero lo sguardo sovietico della sua morosa: un’elemosina continua di sorrisi taccagni e vittoriosi tutti dedicati a me, che di colpo sono stata eletta a sguattera della casa di Pony.
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Il padre spompo. Dopo essere andato a prendere al ricreatorio i figli che hanno fatto mini-basket e ju jitsu brasiliano, per rimandare all’infinito il momento di passare a prendere in farmacia gli assorbenti per la moglie, decide di andare all’autolavaggio. Praticamente passa la sua ora d’aria tra rimproveri e orli dei jeans fradici. Invidia profondamente la vita dell’anziano prosciolto.
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L’esteta 308. A metà tra l’erotismo algebrico di uno scontrino con un totale senza decimali ed i primi tre accordi di “Losing my religion”, l’esteta ha una Peugeot 308 GTI devota al dio del differenziale Torsen. Frequenta il lavaggio self non per spilorceria, ma perché nessun altro, se non lui, può mettere le mani su quel pacco di migliaia di euro.
Si dà da fare con prodotti sicuri e certificati, rigorosamente trasmigrati da casa. E mentre lava, lui fa l’amore. Un flirt pienamente ricambiato dai cristalli di cera sdraiati a prendere il sole e dall’Arbre magique che emette gemiti agli agrumi di Capri ad ogni vibrazione.
Adesso che ci penso è un po’ che non ci vado. Un pomeriggio all’autolavaggio a breve ci sta. Tanto per sentirmi nuovamente tra amici che non mi rivolgono la parola.
E voi? Che tipi siete all’autolavaggio?!?
Images: Pixabay
Anch’io mi faccio bastare i gettoni presi…A volte me ne avanza uno. Ormai ho ottimizzato i tempi e perfezionato i movimenti 😉 Nonostante (cit.) io non ci vada poi così spesso!
Il senso del “silenzio” mi è sempre sfuggito..Certo, la lancia termica copre un pò tutto, ma non si parla nemmeno durante la fase di asciugatura. (Step che io salto puntualmente)
Grande Ciro, ma tu sei un esperto allora. Facciamo un meeting!(silenzioso).
Naaahh..Non sono un esperto! Il meeting silenzioso è un’idea innovativa ??
Ci si esprime con i movimenti della lancia, o con quelli della spugna?
Parola d’ordine: schiuma party! (“shhhhh!! Zitti tutti!”)
“Foam & silence” party! 😛 😉
Yeah!
La soddisfazione di far bastare i gettoni che hai preventivato e uscire con la macchina splendente e i vestiti asciutti
Livello esperto. Che godimento.
Non ho mai lavato la mia macchina. A gennaio dopo 25 anni di servizio ho dovuto rottamarla (cadeva a pezzi). L’ho acquistata di colore bianco e l’ho lasciata che tendeva al beige-marroncino chiaro. Ma avessi saputo cosa avviene in un autolavaggio, qualche giro, anche come studio sociologico, me lo sarei fatto.
Questo perchè non hai applicato la tecnica del vaporetto sugli interni! Diventa un momento intimista, believe me!
Consiglio abbigliamento e scarpe in Gore Tex…l umidità del luogo può giocare brutti scherzi…ma nel mio caso gli aghi di pino che si incastrano nel tappettino mica riesco a toglierli…
Il Gore Tex nobilita il gesto del risciacquo! Per gli aghi di pino: prima devi rimuovere i tappetini dal loro antro, poi con una spazzola con setole di plastica dura, “scartazzi” via quei maledetti… Infine aspiri tutto!
Imparerò a scartazzare 🙂
Daghe!
Sono un maschietto anomalo…non lavo quasi mai la mia macchina. É talmente sporca che i lavavetri al semaforo mi guardano schifati…
Quindi sono loro a farti “no” col dito indice!?! 😉
????????io ho lavato la macchina una volta in 20anni….ma dopo questo racconto credo iniziero’ a frequentare gli autolavaggi…..non credevo potessero risultare cosi interessanti????????brava amica????????
Linda….tu sai! Facciamo una comitiva di donne emancipate all’autolavaggio.
Di sicuro ci divertiamo….e una parola a quegli uomini ingrugniti gliela facciamo fare ????????????????
Sapone e spazzolone, e risolvi il problemone! 😀
ecco dove sparisci quando non ci si vede !! 😉
Andiamoci assieme! Ti divertiresti! 😀