1979-2019

31 Gen 2019 | Mena-boh

Sono nata nel mese di gennaio, quindi  appena metto nel lavello i bicchieri del brindisi di Capodanno, entro nel mulinello dell’ansia da nuova età imminente. Per me è sempre stato così. L’unica differenza è che quando hai 12 anni non vedi l’ora di averne 13 ed è tutta una rincorsa ai 20 e al futuro che credi di meritarti.

Oggi invece compio 40 anni e mentre lo scrivo devo stare ben centrata sulla sedia. La cervicale mi fa un male cane se volto la testa a sinistra e se non indosso queste pantofole con le stelle marine, non posso essere pronta a fare il salto nella seconda metà della mia vita.  Ma ho deciso. Mi faccio comunque coraggio e azzardo il tentativo. Provo a compierli questi 40 anni. E magari, in occasione del mio compleanno, provo a dedicare questo mio scritto a tutti i miei coetanei del  1979 che, come me, a breve si ritroveranno questo numerone che scampanella alla porta con una bottiglia di spumante in una mano e un pacchetto di fazzoletti nell’altra.

Forse dovrei  fare un giro largo, per capire che non è tutta la tragedia che sembra.

Allora potrei provare a fare quello che mi ha insegnato mia nonna, cioè a ringraziare per ciò che ho avuto. Allora, facciamo un tentativo di gratitudine a ritroso.

Dunque, ringrazio questa età perché se adesso ho 40 anni, significa che quando è uscita “Always” di Bon Jovi ne avevo 15 ed era sicuramente la canzone giusta per innamorarsi a quell’età con la benedizione di MTV. Era Capodanno e mi sentivo una sventola per il solo fatto di indossare un vestitino nero corto e gli anfibi. Quanto credevo di essere trasgressiva.

Se oggi ho 40 anni, vuol dire che nel 1984 guardavo la trasmissione che aveva come sponsor la fabbrica di giocattoli Falp e provavo a telefonare per rispondere a domande sui cartoni come “Yattaman” e “Coccinella“. Il mio sogno di gloria mediatica veniva però interrotto dal monito di mia madre. Non aveva nemmeno 30 anni ma diffondeva l’austerity anche negli anni buoni, gli anni ‘80, quelli in cui eravamo tutti più ricchi, ma non lo avevamo ancora capito. Ma capitava solo a me di venire boicottata nelle telefonate cruciali per la vita di un bambino? La scusa era sempre quella: non si poteva chiamare perché la telefonata era un’interurbana e quindi costava troppo. Allora lei andava in soggiorno a guardare “Il gioco delle coppie” prima edizione, quella con Corrado Tedeschi ed io chiamavo di nascosto. Non ho mai preso la linea, ma è l’intenzione che conta. Trasgressione numero 2.

Ho 40 anni e negli anni Novanta ho indossato quella sciagura estetica chiamata bomber. A questo proposito posso solo aggiungere: “Ci accorgiamo di quanto sia brutta la moda solo quando è passata”. In questo caso quindi, niente trasgressione, ma capra io.

Cara classe 1979, ho finito i ringraziamenti. In fondo sapevo che non sarebbero durati molto. A dire il vero mi preme piuttosto una domanda generazionale. Ovvero: avete  mai avuto la sensazione di aver perso per strada una manciata di anni? Non troppi, s’intende. Ma l’ultimo decennio –in particolare- non vi è proprio sgocciolato via? Va bene, magari non tutti tutti i dieci anni, ma il 2015, il 2016, il 2017… E non ultimo il 2018. Dove ce li siamo persi? Eppure ho fatto tante cose proprio per identificarli: vacanze, corsi, esperienze, nuove amicizie. Ho cercato di scolpirle nelle settimane e nei mesi come quando si scriveva la data dietro le foto con i colori loffi. Tipo “Ferragosto 1989”. Oppure “Pensionamento zio Branko, maggio 1995”.

Ma chi vogliamo prendere in giro… non scriviamo più dietro le foto, perché le foto non le stampiamo nemmeno. Perché ne abbiamo troppe; a forza di sfogliare la gallery ci si è impigrito il dito. Figuriamoci concertare un atto consapevole di stampa. Un backup su un hard disk esterno è già un’azione di spirito coscienzioso post-moderno. Se oggi si usasse ancora la Smemoranda, sarebbe denutrita. Anemica. Patita. Che cosa la tieni a fare la Smemo se non la ingozzi di foto? Sarà dunque proprio questo il motivo per cui il tempo passa e poi un giorno qualunque ci sentiamo saccheggiati? Perché non lo “teniamo” più in mano? Se non agguanti il tempo forse non senti che è passato. Chissà. Ma nel frattempo passiamo noi.
Sarà mica il primo barlume di saggezza di questa nuova età?  Tanti auguri, a tutti noi.

Images: Pixabay

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