Era il nostro terzo appuntamento.
Troppo presto per sentirsi già una coppia e troppo tardi per lasciarci perdere del tutto. Così abbiamo deciso di continuare ad aspettare la notifica dell’altro sul nostro cellulare. Tra i due, eri tu quello che la mattina scriveva per primo. E io a intervalli regolari di dieci minuti, frugavo nella borsetta che vibrava, per scoprire le tue parole. Non mi dimenticavo mai di te, nemmeno quando non eri a portata di sguardo. Mi piacevi perché avevi capelli scuri e anarchici, e le tue guance erano spolverate da una barba appena disegnata dal risveglio del mattino. Dicevi scherzando, che il tuo cane già mi riconosceva quando ti telefonavo: la suoneria infatti sembrava suonasse in modo diverso, più spensierato.
Tu eri quello che teneva sempre le mani in tasca mentre mi aspettava. Le nascondevi nella stoffa della giacca per non far capire a nessuno che ti vedevi con una. Forse eri un uomo riservato. Uno di quelli che non racconta agli altri le sue cose di donne. Poteva essere che fossi cambiato un po’, dopo aver perso per sempre l’amore di una donna che ti aveva messo in coda ai suoi interessi. Chissà.
Ci eravamo dati appuntamento per uscire, quando era ben chiaro a entrambi che invece volevamo entrare. Volevamo infatti scoprire come saremmo stati in un luogo chiuso, silenzioso, protetto. Senza il rumore di ceramica delle tazze che vengono riposte nel lavello del bar. Senza le luci del semaforo che lampeggiano per farci affrettare il passo in una strada bagnata di novembre. Mentre io ti raccontavo del mio recente viaggio a Berlino, sentivo che tu volevi scoprire la forma delle mie labbra e magari rimanerci per un po’. E poi ancora un po’. Anch’io lo volevo. Così, quando siamo usciti da quel ristorante, ho allungato la mia mano destra per frugare nella tasca della tua giacca. Mi sono presa la tua mano. Ecco, l’ho fatto. Segreto svelato. Stavi frequentando me. Me, e non la donna che ti aveva tradito con un anno di silenzi e frasi non dette. Lì forse hai capito che volevo essere un po’ tua. Allora sei uscito dal tuo nascondiglio e ti sei ritrovato su di me. Quell’abbraccio ce l’avevi nelle mani da troppe ore e non riuscivi più a governarlo. Ora anche tu stavi diventando un po’ mio e mi sembrava che le nostre mani fossero finite ovunque. Ovunque, tranne nelle nostre tasche. Avevo le tue labbra che cercavano la mia pelle rinfrescata dall’autunno e io non mi distraevo più in cerca di altri sogni.
Proprio così avrei voluto che fossimo noi due. Lucidi e onesti con noi stessi.
Images: Pixabay
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