Questa storia potrebbe sembrare una barzelletta.
In verità è la storia di qualcuno che non ha altra vita se non proprio in una barzelletta.
Lo conoscete Pierino? Sì, proprio lui, quello delle storielle che raccontavamo alle elementari, per farci guadagnare punti con i nostri amichetti del Mulino Bianco.
Ebbene, tutti conoscono Pierino per le sue simpaticherie e le sue uscite ad effetto. Tutti sanno del suo talento nel creare quel paradosso dell’infanzia birichina che fa a pugni con la serietà adulta. Eppure nessuno, prima di oggi, ha mai parlato di sua madre. Un personaggio-ombra, facente parte di una cornice narrativa, utile solamente alla sparata finale del figlio. A volte poi, la madre di Pierino non è nemmeno presente nelle sue storie umoristiche e allora questa povera donna si ritrova ad avere le giornate libere e non sa che farsene. La madre di Pierino è una bella quarantenne che vive con la sua famiglia in una piccola cittadina del nord Italia. Lei porta i capelli raccolti in una coda bassa. Un’acconciatura che non impegna, ma che dichiara comunque, un tentativo di seduzione femminile.
Ad oggi, della mamma di Pierino non conosciamo ancora il nome. È una mamma e basta. Al popolo dei barzellettieri, non importa sapere molto altro di lei. Dei suoi sogni. Dei suoi desideri. Ed è un vero peccato perché lei ne avrebbe di cose da dire.
Di lei sappiamo che ama i fiori dei giardini e beve Pepsi Cola direttamente dalla bottiglietta di vetro. Indossa il reggiseno senza ferretto e a volte si rinchiude in bagno per piangere e ritoccare il trucco. In una barzelletta non si può mica piangere. E allora…allegria!
Nelle vignette di carta e inchiostro in cui è stata disegnata, deve solamente ripetere all’infinito la stessa battuta.
Lei dice: “Pierino, che hai fatto al nonno?”.
Poi rilancia con: “Pierino, cosa ti ha detto la maestra?”.
E infine rincara con: “Pierino dove hai rinchiuso tua sorella?”. Si ritrova insomma, a fare da ponte nel dialogo, ma le sue fondamenta di donna sono pressoché precarie.
Nessuno le chiede mai come si senta. Se sia felice di vivere in una storia umoristica di cui non è la protagonista, ma semplice spalla d’occasione.
Si è sposata a trent’anni la mamma di Pierino. C’è stato un bel primo periodo, tra lei e suo marito. Ma era, appunto, il primo. Quello delle frasi belle, che non conoscono gli elastici lenti dell’abitudine. All’inizio il suo uomo le accarezzava sempre la gamba quando sedevano a fianco in macchina. Poi un giorno se n’è dimenticato. La volta dopo di nuovo. Se n’è scordato perché si era distratto a guardare il vestito azzurro della vicina di casa. È lei quella donna esile che a volte vediamo annaffiare i fiori nel fondale delle vignette.
Un pomeriggio, era iniziata ancora una volta la barzelletta più vecchia del mondo. Mentre Pierino faceva il giro della casa con la bici, suo padre aveva deciso di conoscere meglio la vicina dal vestito azzurro lasciando la sua mogliettina nel soggiorno fatto di carta. Così Pierino faceva la sua gincana a pedali attorno alla villetta.
“Mamma mamma, guarda, con una mano sola!!”.
E intanto lui baciava il collo della vicina.
“Mamma mamma, guarda, senza mani!!”.
E lui le abbassava la lampo sulla schiena.
“Mamma mamma, guarda, fenfa denti!!”.
Applausi, bocche spalancate, risate.
È andata bene la barzelletta? Abbiamo usato i tempi comici giusti? Sembra di sì.
Alla fine cosa fa la mamma di Pierino? Guarda, ride anche lei. Perchè questo è il suo mestiere triste.
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