Volevo un muro di quelli con le scritte fatte dai ragazzi della scuola.
Volevo un muro perché noi ci saremmo stati bene lì, a baciarci l’uno contro l’altro, con i cuori paralleli e la nuvola di vapore di gennaio a sfumare sui nostri cappotti. Avrei sentito il tuo cuore urlare con le labbra fredde. Le mie cosce unite ed emozionate. L’asfalto ruvido, gli sguardi accesi. E quella parete gelida, la mia schiena quasi a sostenerla. Avrei lasciato il tuo viso solamente per appoggiare i palmi delle mie mani sui mattoni freddi e prendermi una pausa dal mio desiderio. E invece la voglia di te sarebbe cresciuta ancora di più. Ecco, lo sapevo. Le tue labbra hanno trovato quello spiraglio tra la sciarpa e il girocollo del maglione. Era il mio modo di essere nuda, in quella strada, senza che nessuno lo sapesse. Tranne te. Ti avrei dedicato quel piccolo mondo di pelle assediata dalla tua barba e poi te ne avrei regalati altri. E altri ancora.
Quel muro che ci faceva da letto era rimasto in piedi, ma noi nelle nostre teste eravamo già distesi, da qualche parte nella città. E forse a un certo punto saremmo crollati, assieme a lui, sui nostri baci continui e silenziosi.
Immagine: Pixabay
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