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E allora amiamoci, in questi nostri 40 anni e rotti. Noi che non siamo più ragazzi ma nemmeno veri adulti come lo erano i nostri genitori in quella foto al mare nell’82. Noi che abbiamo dentro frasi masticate da relazioni finite sempre troppo tardi. O troppo presto. Noi che abbiamo gli angoli degli occhi che hanno già fatto amicizia con un paio di rughe. Noi che tentiamo di non convincerci che il tempo dell’amore è finito con i 30 anni in quella sera in cui suonava un ritornello dei Maroon five.
Noi che nel frattempo siamo diventati un lavoro che non ci piace, ma che abbiamo spinto a forza dentro lo stomaco per ricompensare finalmente le nostre madri dei loro sacrifici del passato.
Amiamoci, che ne dici?
Io con le occhiaie che non hanno ancora vuotato le ultime lacrime del 2019. Io la delusa, l’ingenua e per questo quella crudele di rimbalzo. Pronta a individuare nei tuoi messaggi di WhatsApp quello che non mi stai dicendo, anziché vedere le fragilità che mi stai rivelando. Delle frasi amare di tuo padre, del senso di imperfezione che ti tormenta da anni. Tu, che sei anche quello che sa usare il sarcasmo quando è il momento di farlo detonare…Bum!
Amiamoci come nei primi anni 2000, quando eravamo poco più che due ragazzini e giravamo in due sul Bravo giù per via Molino a Vento. Quando tu avevi i capelli che profumavano di uno shampoo che si chiamava Timotei e io avevo ancora baciato poco per paura di diventare troppo romantica.
Tu che oggi hai un matrimonio fallito “alle spalle” e “sulle spalle”. Un nuovo appartamento vicino alla concessionaria dove anni fa ho comprato la mia prima utilitaria.
Io, che non ho mai voluto legarmi per non avere qualcosa da rimpiangere, ma così non ho nemmeno vissuto veramente.
Amiamoci su questo divano, dove i tuoi jeans accarezzano i miei e ci ricordano che siamo solo due corpi pieni di vita e di riscatti. Amiamoci senza chiederci perché ci siamo scelti in quella sera di novembre. Quando tu eri la stessa cosa che ero io.
Con tutti i nostri avanzi di vita addosso. E con la fame di amore che ritorna in ogni cuore che può dirsi ancora umano.
Image: Pexel
Io ho ricominciato ad amare a quasi quarant’anni, con un matrimonio fallito alle mie spalle e con relazioni fallite alle spalle di lui. Nelle nostre mani, ciascuno una bambina, divenute sorelle di cuore ma non di sangue. E com’è amare a quarant’anni? Per me sposarsi per la seconda volta, per lui la prima; per noi, l’impossibilità di concepire un figlio ma di crescerne insieme due come se fossimo una famiglia normale.
Combattere per far capire a chi ti ha già visto fallire che questa è la persona giusta, che abbiamo tutto il diritto di riscattarci come persone, come amanti. Amarsi a quarant’anni ti rende consapevole che non raggiungerai i traguardi dei tuoi genitori o dei tuoi suoceri e ancora meno quelli di tuoi nonni…perché si sa, che noi siamo la generazione che disfa piuttosto che ricucire.
Ma amarsi a quarant’anni significa anche amare con una consapevolezza diversa, sai cosa vuoi ma soprattutto sai cosa non vuoi. E così ti ami, ti credi, ti sposi e nonostante le difficoltà di una famiglia “a metà” affronti a testa alta e a cuore aperto tutti gli ostacoli che ti mettono davanti ❤️
Complimenti!! Mi piace il post perché rispecchia in pieno la “mia vita”, mi ritrovo sola, nessun matrimonio e nessun figlio ahimè… diverse relazioni non andate bene. E i 40 scattano a giugno…
Però quello che hai risposto tu Anonimo, mi fa avere ancora un po’ di fiducia, grazie 🙏🏼
Ciao Sabrina, grazie mille per averlo letto! Sono contenta se in qualche modo mi sono avvicinata alla nostra realtà. Raccontarla fa bene anche a me 🙂
Ciao, grazie per il tuo bellissimo messaggio. Hai raccontato una realtà assolutamente attuale, che abbraccia più o meno tutti noi che non abbiamo più vent’anni. Grazie per le tue parole, mi hai emozionata <3
Da quarantenne come te, penso che tali parole non possa essere più vere di come sono…
Ciao Antonella, grazie per il tuo commento. Credo che la nostra generazione sia molto particolare. Acerba e matura allo stesso tempo…Non so.